Le grandi Aziende così come le PMI sono protagoniste del cambiamento più rapido della storia, sia per effetto della tecnologia che dell’innovazione.
Dal report di Randstad di qualche settimana fa e dai dati divulgati dal Sole 24, emerge che, dei 169 intervistati, manager delle Risorse umane, ben il 78% ritiene sia necessario attivare processi di cambiamento organizzativo per rendere le imprese più competitive. «Senza un buon clima non si possono ottenere grandi risultati, ma è anche vero che non si deve cadere nella facile situazione in cui si perdono di vista gli obiettivi pur di mantenere un buon clima. In organizzazioni che cambiano continuamente è questo bilanciamento che deve essere raggiunto» osserva l’amministratore delegato di Randstad, Marco Ceresa.
Cos’è che oggi cercano i responsabili delle Risorse Umane tra i candidati? Competenze professionali specifiche, esperienza e capacità di lavorare in gruppo.
C’è una nuova consapevolezza oggi: cambiare il modo di lavorare, cambiare i processi interni e, in non rari casi, cambiare la direzione operativa. La leadership 2.0 ha caratteristiche diverse dal passato: il leader deve ispirare, motivare gli altri. Questo il motivo per cui, i leader si distinguono per le capacità analitiche e di risoluzione dei problemi. Pochi però sono fonte di ispirazione e motivazione e dunque poche le figure che brillano per responsabilità e trasparenza, condivisione e comunicazione. Il manager moderno dovrebbe essere sempre meno capo e più leader ma non è semplice. Di qui la necessità di management che accompagni gli attori organizzativi, le aziende, nell’ottimizzazione dei processi aziendali e nella pianificazione di strategie di sviluppo. Perchè non riflettere dunque sulla possibilità di affidarsi ad un Manager esterno che sia allo stesso tempo Specialist e Leader? Non è forse questa l’innovazione?