Quando le imprese italiane sono state colpite dalla crisi del covid erano più «attrezzate» rispetto ai precedenti choc economici mondiali.
Il nostro capitalismo ha affrontato la pandemia in condizioni di relativo vantaggio sotto il profilo patrimoniale, cioè con maggiore liquidità e meno debiti.
Dopo l’inevitabile effetto lockdown, le prospettive appaiono oggi di rapida ripresa con effetti più limitati delle attese per il 2020 e di crescita per il 2021. Le indicazioni provengono dal rapporto «Dati cumulativi di 2120 società italiane» che viene realizzato dall’Area studi Mediobanca a partire dal 1962.
Lo studio, che considera 2120 società italiane con più di 500 dipendenti che rappresentano circa metà del fatturato industriale e manifatturiero del Paese, mette anzitutto a confronto le tre grandi crisi. Nel 1975 le maggiori imprese italiane avevano perso il 2,1% di fatturato; nel 2009 il 14,7%; per il 202o dopo il crollo e la ripresa le attese si collocano su una caduta di fatturato della manifattura inferiore al 10% e più vicina al 9%, mentre per i maggiori gruppi industriali potrebbe essere limitata al 13%.
Per quanto riguarda le previsioni mostrano una rapida ripresa dell’attività economica e legittimano stime più ottimiste rispetto alle attese.
Il 2020 potrebbe addirittura configurarsi migliore rispetto al 2009 e, per quanto riguarda il 2021, in assenza di ulteriori peggioramenti del quadro pandemico, secondo l’Area studi Mediobanca si prospetta una ripresa del fatturato manifatturiero del 5,9% e del 7,5% per l’industria. E dunque: se fosse meno peggio del previsto?
Occorre reinventarsi e tenere in considerazione sempre alcuni fattori durante un’emergenza. Alcune piccole attività possono modificare il loro modus operandi in maniera più rapida rispetto a una grande impresa.
Le aziende più danneggiate sono solitamente quelle con i costi fissi più elevati. Le più colpite sono soprattutto quelle incapaci di modificare il loro modello di business, mancando di reattività.
Oggi un esempio evidente è quello dei negozi che si basano solo sulla vendita nei luoghi fisici e non sono stati capaci di modificare la loro offerta con l’e-Commerce.
Tra i vantaggi di investire in una fase di crisi, per chi può cogliere l’opportunità, infatti c’è proprio la minor concorrenza sulla piazza. Ma non solo: l’emergenza può modificare le esigenze dei clienti ampliando alcuni segmenti di mercato
In Italia lo spazio di mercato per chi si rivolge al consumatore finale è riservato solo a chi dispone di budget milionari per il marketing. Meglio concentrarsi sul proprio segmento, pochi clienti ma redditizi senza precludere però nulla ad un futuro di successo.