Vulnerabilità è la nuova Soft Skill
In un mondo dove i modelli proposti sono prevalentemente quelli di uomini o donne ipervincenti, inizia a farsi strada il concetto di vulnerabilità come una vera e propria dote. Vulnerabilità diviene una soft skill da coltivare.
L’essere vulnerabili infatti, obbliga a cercare soluzioni innovative di sopravvivenza, in contesti in cui i cosiddetti gli individui di successo hanno vita facile.
Vulnerabilità intesa come soft skill innovativa. Effettivamente se consideriamo la vulnerabilità in quanto tale, spesso e volentieri la associamo a una immagine negativa: essere vulnerabili vuol dire essere attaccabili, non essere sicuri, essere fragili ed emotivi.
Vulnerabile è sinonimo anche di debolezza. Tutti concetti negativi che, se associati, nello specifico, ad una risorsa in azienda, riportano alla mente delle immagini non positive.
Si tratta evidentemente di un preconcetto. In azienda e all’interno di una squadra, una persona vulnerabile viene considerata un anello debole e tendenzialmente emarginato. Spesso la risorsa vulnerabile viene considerata un freno alla crescita.
Non è così, anzi. La vulnerabilità ha i suoi lati positivi: una ”sana e naturale” insicurezza porta a riflettere maggiormente e a ponderare le varie soluzioni o scelte.
Essere vulnerabile non vuol dire non essere incapaci ma molte volte equivale a possedere doti di inclusività insospettabili.
Chi è a capo di aziende e/o di team dovrebbe incominciare a valutare i collaboratori vulnerabili come fonti di idee, soprattutto per il successo di un’impresa.